ACCHIAPPAFELICITÀ

“Acchiappafelicità” di Mara

Acchiappafelicità di Mara Quinto

“L’unico impegno reale, il solo dovere,
la sola responsabilità primaria
che hai è essere felice:
fanne una religione!
Se non sei felice, non importa
ciò che fai, in un modo o nell’altro
qualcosa deve essere
fondamentalmente sbagliato
e occorre un cambiamento drastico.
Lascia che sia la felicità l’elemento
su cui fondare una scelta.”


La bottega della felicità

In un piccolo e grazioso villaggio di montagna la vita degli abitanti scorreva tranquilla tutto l’anno. Tutte le casette di questo villaggio erano ben curate, ogni porta ben decorata e le finestre ornate di magnifici fiori. Ma solo una casa non era così bella, era l’ultima casa del villaggio costruita in pietra e abbandonata ormai da molti anni; le pietre della facciata erano scurissime, la porta era ormai nera e completamente bloccata dalle erbacce altissime e spinose, le finestre erano piene di polvere e coperte da tante ragnatele. Tutti gli abitanti evitavano di passarci davanti, perché si vergognavano che il loro grazioso villaggio forse deturpato dall’immagine di quella brutta casa. E i bambini pensavano che ci abitassero i fantasmi.
Una mattina uno degli abitanti per andare a lavorare fu costretto a passare vicino a quella casa e quando vide quello che vide restò a bocca aperta, non credeva ai suoi occhi e per essere sicuro di vedere quello che vedeva corse a chiamare gli altri abitanti del tranquillo villaggio. «Vedete anche voi quello che vedo io?» chiese a tutti con voce tremante. Ma nessuno rispose, erano rimasti tutti senza fiato; la vecchia casa di pietra abbandonata era stata trasformata durante la notte in una casetta bellissima e ben pulita. Le pietre della facciata erano bianchissime, la pesante porta di legno era ora lucidissima e ridipinta di verde, le erbacce erano scomparse, le finestre erano pulitissime, e tra la porta e una finestra c’era persino un’insegna di color rosso e la scritta in oro. E fu proprio questa insegna che sorprese ancor di più gli abitanti del piccolo villaggio! Nell’insegna c’era scritto «La bottega della felicità»!
La gente si guardava stupita mentre sussurrava parole di meraviglia «incredibile! Guardate che casa bellissima!», disse una signora, quasi trattenendo il respiro per non rompere l’incantesimo. «Ma come è stato possibile trasformare questa casa in una sola notte?», si domandò un signore dall’aria sospettosa. «Cosa vende una bottega della felicità?» chiese un bambino alla sua mamma sollevato che la vecchia casa non fosse abitata dai fantasmi. Ma la mamma non rispose, allora il bambino riprese «… forse vende biscotti? Bignè? Torte? Cioccolato? Caramelle…», ma il signore dall’aria sospettosa interruppe la lunga lista di leccornie del bambino dicendo «questo fa la felicità solo della tua pancia! No, no! Per me si tratta sicuramente di una fregatura. Non si può vendere la felicità!! ...anzi non esiste affatto la felicità!». Il bambino deluso non osò ribattere, lui credeva alla felicità e per dimostrarlo avrebbe aperto la porta.
Nello stesso tempo in cui la sua manina stava per girare la maniglia, ecco che la porta si apriva e dietro c’era una signora che fu molto sorpresa di vedere tutta quella gente, ma si riprese presto dallo stupore e con un bel sorriso salutò tutti dando il benvenuto alla sua bottega e spalancando la porta per farli accomodare. Il primo ad entrare fu il bambino, e presto fu imitato dagli altri troppo curiosi per rinunciarvi. La bottega era splendidamente pulita, le quattro pareti erano dipinte di giallo, di lilla, di arancione, di verde, il tetto era dipinto di blu chiaro come il cielo d’estate, ma la bottega era completamente vuota!
Il bambino non stava più nella pelle, prese coraggio e domandò alla signora : «scusi signora, mi può dire se la sua bottega vende dei pasticcini? È una pasticceria ?». La signora rispose: «se vuoi che sia una pasticceria, allora sarà una pasticceria». Il bambino non era sicuro di aver capito bene e insistette chiedendo: «non capisco signora, è o non è una pasticceria?». La signora sorridendo disse: «hai ragione non mi sono spiegata bene. Immagina che questa bottega sia una scatola e che tu metta in questa scatola un oggetto a cui tieni molto, e un giorno decidi di mettere un altro oggetto, ecco la tua scatola conterrà tanti oggetti diversi ma molto cari e importanti per te». Il bambino ribatté «è questa la felicità ?» e la paziente signora rispose: «la felicità dipende da ciò che è importante per te. In questa bottega si offre lo spazio per contenere la felicità; se tu vuoi trovarci dei pasticcini, li troverai!». All’improvviso si levò una timida voce, era quella della maestra elementare che domandò «e potrei trovarci… mhm … organizzarci una sartoria per l’allestimento dei costumi per la festa di fine anno scolastico?». Tutti si girarono guardandola stupiti e lei riprese quasi per giustificarsi «… c’è poco spazio nella scuola per lavorare». Un’altra signora con voce squillante disse «ma allora posso fare le prove corali in un posto molto più ampio della parrocchia?!». E un’altra signora ancora disse: «ed io finalmente avrei il posto giusto per riunire ogni mese il comitato dell’associazione sportiva». Ma questa discussione fu bruscamente interrotta dal signore dall’aria sospettosa che con voce stavolta un po’ imbarazzata disse: «ah la solita storia da donnicciole! Mi dica piuttosto se può accogliere la festa di inizio e fine anno dei cacciatori». Tutti risero di cuore. La bottega si riempì presto di desideri, di sogni, di progetti proprio come la scatola descritta dalla signora rendendo tutti più felici. E a nessuno interessò più come la casa abbandonata si fosse trasformata in una sola notte in una bellissima e accogliente bottega della felicità.

Autore: Rosalba Lipari